L'intervista pubblicata in questo articolo riguarda una donna catanese, mamma e donna in carriera.
Grazia Barone, laureata in Economia a Catania è una Coach certificata presso l'International Coaching Federation.
Capiamo meglio chi è il family coach e come questa figura, che si sta diffondendo anche nella nostra cultura, può esserci di aiuto.
Cos’è il coaching e cosa non è
Il coaching è un processo guidato da una persona esperta e qualificata, che accompagna il proprio cliente (o coachee) da una situazione attuale ad una situazione desiderata, supportandolo nel definire meglio un obiettivo e nell’intraprendere le necessarie azioni per raggiungerlo.
Il coach, a differenza del consulente, non fornisce consigli o modelli di successo, ma attraverso specifiche modalità comunicative, in particolare domande aperte e “potenti”, tecniche di PNL e altri strumenti, stimola le riflessioni del proprio coachee. In pratica, lo aiuta ad accrescere la consapevolezza di se stesso e di ciò che gli sta intorno, facendo in modo che rimanga focalizzato su ciò che vuole ottenere, e facilita un auto-ascolto e un auto-apprendimento che, talvolta, fa scorgere al coachee nuove possibilità o strade da percorrere, gli fa “ridisegnare” i contorni di un problema o gli fa esplorare nuove possibili soluzioni.
Non è necessario che il coach sia esperto della materia trattata, poiché non deve intervenire trasmettendo conoscenze, interpretazioni o chiavi di lettura; e neanche suggestionando il cliente verso "visioni più positive della realtà" o incitandolo con frasi d’effetto. In sostanza, il coach è responsabile del processo da seguire, mentre il cliente resta l’unico responsabile del risultato che otterrà. E’ lui che deve trovare la motivazione e le risorse interne necessarie per raggiungere la situazione desiderata. Inoltre, non rientra nelle competenze del coach trattare tematiche esistenziali o che attengono la salute psichica. Il coaching guarda al presente e al futuro, non al passato.
Il Family o Parent Coaching: cos’è e a chi si rivolge
Il coaching si può applicare in diversi ambiti. Nella sfera familiare si parla di Family o Parent Coaching, per indicare quel processo che aiuta i genitori a stabilire una connessione autentica e un sano dialogo con i propri figli, a riconoscere e gestire le loro emozioni, a sviluppare le loro potenzialità e a sostenere la loro autostima. Il mestiere del genitore è particolarmente delicato e forse il più difficile: saper chiedere aiuto potrebbe evitare a qualcuno di rimanere intrappolati in dinamiche che tolgono energie e creano stress e insoddisfazione.
Vi sono famiglie che affrontano situazioni particolarmente difficili, che col tempo possono risultare criticità per i figli.
Potrebbe trattarsi di un trasloco o di un trasferimento in una nuova città o in un ambiente diverso, oppure, potrebbe riguardare la separazione tra i genitori e le dinamiche dell’affidamento; o ancora la nascita di un fratellino o il rientro al lavoro di una mamma dopo la maternità. Vi sono mamme che si dividono tra casa, famiglia, lavoro e hanno bisogno di ritrovare un equilibrio tra la sfera privata e quella professionale, di ritagliare tempo e spazio per se stesse o semplicemente sentono l’esigenza di trascorrere del tempo di qualità con i loro cari; o vi sono mamme che vogliono sperimentare nuovi approcci per rendere più efficace la relazione con i figli o con i loro mariti; o, ancora, vi sono mamme single o imprenditrici che hanno bisogno di fermarsi un attimo dalle loro vite frenetiche e di capire cosa è necessario cambiare per essere maggiormente soddisfatte.
Il coach aiuta a ricavarsi quel tempo e quello spazio che nelle corse quotidiane perdiamo continuamente di vista, per fare il punto della situazione e vedere le cose da prospettive diverse. Il coach sostiene il cliente nella riscoperta dei propri punti di forza e delle proprie potenzialità.
Quali sono le difficoltà che, secondo te, incontrano le donne per raggiungere i propri sogni e quali le difficolta che hai affrontato personalmente?
Per raggiungere i miei sogni e percorrere la strada che ho intrapreso, ho dovuto affrontare come donna e come mamma difficoltà comuni a tante altre donne e mamme italiane. Quando lavoravo nella GDO, avendo un ruolo di responsabilità, frequentemente superavo le 10 ore di lavoro ed ero quasi sempre occupata nei weekend e nei festivi. Il disagio maggiore era non riuscire ad avere del tempo libero per me, per la casa e per la mia famiglia, e questo mi faceva sentire frustrata e sopraffatta dal lavoro. Inoltre, vedere frequentemente i miei superiori avere un atteggiamento troppo autoritario e poco gratificante verso i collaboratori, al limite col rispetto, era una cosa che proprio non tolleravo. Quando è nata mia figlia ho capito che avevo bisogno di starle vicino, così come lei aveva bisogno di me, e che non potevo accontentarmi di un lavoro che non mi dava più stimoli e soddisfazioni. Così ho deciso di lasciare la mia occupazione da dipendente per dedicarmi alla libera professione, anch’essa difficile, ma che mi permette di svolgere l’attività che sognavo e avevo abbandonato per una maggiore sicurezza economica o per la paura di non farcela. Ho affrontato una scelta dura, ma oggi posso dire che essere più presente in famiglia, fare un lavoro che mi appaga anche emotivamente e che mi permette di contribuire alla crescita degli altri, non ha prezzo…
Quali sono le qualità che pensi ti siano servite per realizzare ciò che stai realizzando?
Miro all’eccellenza in ogni ambito della mia vita e questo mi stimola verso un miglioramento continuo, personale e professionale. Non mi manca, inoltre, la determinazione e il coraggio per affrontare nuove sfide, e una visione positiva di un futuro che cerco di costruire proattivamente. Queste penso che siano le armi vincenti per chiunque voglia essere padrone del proprio destino, anziché restare in balìa degli eventi.
Sei una mamma anche tu… come fai a gestire il tuo tempo di mamma, di donna, di moglie e di professionista?
La gestione del tempo è un cruccio per molte mamme, e non solo. Nella sfera professionale, ma anche in quella personale, l’organizzazione è fondamentale. Io, innanzitutto, definisco, i miei obiettivi in modo specifico e individuando delle scadenze. Seguo una pianificazione “ad imbuto”, ovvero, definendo priorità annuali, mensili, settimanali, fino ad arrivare ad una prospettiva giornaliera, così da avere il maggior controllo possibile per non dimenticare le cose importanti e non rincorrere le urgenze. Quindi, nella mia agenda, oltre a segnare gli appuntamenti di lavoro, mi sforzo di incastrare anche gli impegni personali, compreso il tempo da dedicare a mia figlia, per accompagnarla a scuola, alle attività pomeridiane o per fare qualcosa insieme. Non è sempre facile, ma è un buon sistema.
Hai mai delegato qualcosa a qualcuno per andare avanti con il tuo lavoro?
Io sono una mamma fortunata che, soprattutto per le questioni che riguardano mia figlia, come ad es. andare a prenderla a scuola se faccio più tardi con un cliente, posso avvalermi del supporto di mio marito (un po’ meno frequentemente per motivi di lavoro) e dei miei genitori. Tuttavia, non dimentichiamo che tutto è delegabile (o quasi…) eccetto l’educazione dei propri bambini!
Per le questioni di lavoro, soprattutto se si tratta di progetti aziendali, talvolta più complessi, posso contare sulla collaborazione di diversi partner.
Quali sono le richieste di coaching che solitamente ricevi più frequentemente?
Le tematiche di coaching che mi capita di trattare sono le più disparate. Quelle più comuni riguardano decisioni importanti da prendere, nell’ambito personale o professionale. Il fatto di ragionare ad alta voce con una persona esperta che guida il processo, facilita la valutazione e la scelta fra varie opzioni.
Molti cercano soluzioni per gestire i rapporti conflittuali, dentro e fuori il nucleo familiare, e vogliono risolvere situazioni stressanti. Altri cercano di capire come migliorare la gestione del proprio tempo, organizzare la propria vita e trovare un equilibrio tra le aree più importanti di essa. Ci sono, infine, quelli che puntano a migliorare i risultati economici della propria attività, le proprie performance o quelle del proprio team di lavoro. Ogni percorso è diverso, personalizzato e ciascuno riscopre risorse interne che talvolta non pensava di avere e apprende qualcosa di nuovo di se stesso e delle situazioni che affronta.
Come funziona l’attività di coaching e come imposti, in linea generale, le sessioni di lavoro?
Un percorso può durare mediamente 7-8 incontri di circa un’ora. Durante la prima sessione, un po’ più lunga delle altre, raccolgo tutte le informazioni utili per conoscere meglio il cliente e, insieme, definiamo un obiettivo specifico e misurabile da ottenere a fine percorso. Nelle sessioni successive facciamo un’analisi della situazione attuale, esploriamo il modo in cui poter perseguire la meta ed eventuali tappe intermedie, quali ostacoli si possono riscontrare, come superarli, quali risorse possono essere utili e molto altro. Via via si concordano delle attività da svolgere, che possano essere di supporto e funzionali al raggiungimento dell’obiettivo, e si monitorano i relativi risultati. Nella sessione finale si raffronta la situazione raggiunta rispetto a quella di partenza, si analizzano i vari step (cosa ha funzionato, cosa poteva essere migliorato) e quali apprendimenti si possono cogliere sulla situazione o su se stessi. Infine, si definiscono i passi ancora da intraprendere e come affrontarli in futuro. Naturalmente non ci sono schemi fissi, ma si adatta la metodologia sulla base dell’esperienza e del caso specifico.
Se dovessi dare un consiglio alle donne che stanno per intraprendere un nuovo percorso (un nuovo, lavoro, un figlio, un lungo viaggio, ecc.) cosa consiglieresti loro?
Il coach normalmente non da consigli… Quindi mi tolgo il cappello da coach e da donna ti dico: se vuoi davvero cambiare qualcosa nella tua vita, intanto lavora su te stessa. Non pretendere che siano gli altri a cambiare. La responsabilità della realtà che viviamo è la nostra e siamo noi ad avere il potere di controllare la nostra vita. I risultati però non cambiano se continuiamo ad attuare le stesse azioni, se manteniamo le stesse abitudini e se affrontiamo le cose sempre con lo stesso atteggiamento. Se non apporti cambiamenti profondi dentro di te, non potrai cambiare la realtà fuori di te. Quindi, parti sempre da te stessa, sii più consapevole e pensa a come puoi migliorare la tua persona per migliorare ciò che ti circonda!